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Self branding. Breve storia felice.

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Questa è la breve storia (felice) della nostra corporate image e della sua genesi.
 Costruire un’identità di marca non è mai semplice, anzi probabilmente è uno dei progetti più complessi e ambiziosi che possa essere affidato ad uno studio grafico: oggi, raccontandovi com’è nata la nostra, possiamo darvi un’idea più precisa di chi siamo e di cosa facciamo.

Come da manuale, partiamo dal naming.
Il nome scelto per lo studio è un suggerimento del Professor Giancarlo Gori, noto storico e archeologo, che collaborò con noi agli albori su un progetto di corporate identity per il Museo Archeologico A. Vernarecci di Fossombrone.
Eikon, nel greco classico εἰκών, significa icona, immagine. 
A partire dalle prime manifestazioni della capacità espressiva visiva dell’uomo fino ad arrivare ai più moderni simboli introdotti dall’informatizzazione, l’icona è un tentativo di rappresentare e sintetizzare un concetto attraverso una forma grafica.
Eikon racchiude la nostra missione, è un messaggio racchiuso in una parola e ha tutti i requisiti per essere efficace: la scelta non è stata difficile.
Passiamo al marchio. 
Accanto al logotipo, per sottolineare la vocazione digitale dello studio e rafforzare ulteriormente il concetto di icona, sfruttando la sola composizione tipografica, venne associata fin dal principio l’emoticon, che notoriamente è una riproduzione stilizzata volta ad esprimere un’emozione attraverso la combinazione di caratteri.
Nel 1998, quando naque lo studio, le emoticon furono trasformate in emoji per facilitare la comunicazione elettronica, ma restano la pietra miliare che segna un momento chiave per la comunicazione visiva.
Non ricordiamo se già all’epoca quel sorriso fosse sintesi di una visione, ma oggi, a distanza di vent’anni, lo teniamo stretto perché per noi raffigura una componente molto importante della nostra identità: l’empatia.
Quello che tecnicamente potrebbe essere definito un attributo extraverbale rappresenta nel profondo quello che siamo, come approcciamo le relazioni professionali, come affrontiamo le sfide.

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Forse è inutile sottolinearlo, ma è comunque cosa buona cogliere questa occasione per ribadire che la tipografia non è mai una scelta unicamente dettata dell’estetica: ecco allora qualche informazione in più sul nostro logotipo.
Il carattere utilizzato nella prima versione del logo Eikon è lo Scala Sans, creato a Berlino da Martin Majoor, grafico del Vredenburg Music Center di Utrecht.
ll dipartimento di design di questa sala da concerto, per cui il designer olandese, lavorò fu uno dei primi in Olanda ad utilizzare un computer Apple Macintosh per i suoi stampati e a fare i conti con i limiti dei soli 16 caratteri tipografici a disposizione per Mac all’epoca, nessuno con caratteristiche come le oldstyle figures, il maiuscoletto e le legature.
Nel 1993 il giovane Majoor, frustrato da queste restrizioni, decise di progettare il proprio font: nacque così lo Scala, uno dei primi caratteri Macintosh con nuove funzionalità, nel tempo ampliato fino a 10 pesi, ideale per la pubblicità, il packaging, l’editoria e la segnaletica.

Con questo carattere è stato creato il primo logotipo di base Eikon, ma emerse da subito l’esigenza di bilanciare la tensione verso l’alto della asta ascendente della lettera K. Questo ci ha portati a sostituire la lettera E iniziale con un 3 specchiato: la discendente del 3 e l’ascendente della K risultarono così allineati allo smiley.
Questo accorgimento grafico oggi sembra quasi una premonizione (di lì a poco infatti soci delle studio diventarno tre) ma questa è solo una chicca per chi crede nelle coincidenze.

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Nel 2007 il logo ha subito un primo leggero restyling con la definizione di un design meno classico e più lineare, pur mantenendo le parti più identificative: il passaggio è ad una versione small caps, quindi priva di ascententi e discenti.
Il risultato è stato ottenuto mixando alcuni glifi di Helvetica Neue (definito da alcuni grandi typedisgner “freddo e rigido”) con alcune lettere dell’Hacker Argot che rappresenta una versione più dirompente e dal piglio più contemporaneo dell’Helvetica.
Nel Pay off, introdotto in questa fase di rinnovamento, è stato mantenuto lo Scala Sans, per assicurare un coordinamento tra tutti i documenti corporate dove i testi sono rimasti assegnati al font originario.

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Anche quest’anno, in occasione del ventennale dello studio, abbiamo lavorato ad un nuovo step di leggero restyling della nostra brand image.
Il pay off è stato alleggerito e il carattere iniziale del logotipo è tornato ad essere una E: entrambi gli elementi sono in Corisande™ .
Questo font sans-serif si compone di sei tipologie ed è stata progettata da Neil MacCallum con lo scopo di essere flessibile e ideale per la riproduzione in grandi e piccole dimensioni. Lo stile è rigoroso, ma amichevole.
Che dite, ci rappresenta?
Ci piacerebbe sapere se secondo voi questo percorso visivo è coerente con la nostra evoluzione, se però non ci conoscete abbastanza per rispondere siamo comunque felici di avervi fatto fare un piccolo viaggio nell’affascinante universo del branding e del type design. Il nostro mondo.

Questo post è dedicato soprattutto ai nostri genitori che, dopo anni di inutili spiegazioni, ancora non hanno capito che lavoro facciamo.

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