Pensieri da ventenni.
Questo post è dedicato al nostro compleanno, che vi assicuriamo è un’occasione tanto emozionante quanto leggera, ma prima di abbandonarci ai festeggiamenti ci siamo trovati faccia a faccia con una riflessione che potrebbe sembrare fin troppo profonda, per usare un eufemismo.
Forse molti di voi non ci hanno mai pensato, ma se dietro quel monitor c’è qualcuno che fa il nostro mestiere, sa bene di cosa stiamo per parlarvi.
Vogliamo scrivere oggi del fenomeno psico-sociologico che si scatena dentro e intorno a un creativo che “invecchia”.
Prima di continuare a leggere prendetevi qualche secondo e sicuramente capirete dove stiamo andando a parare.
Eikon compie vent’anni: pochi per una persona, abbastanza per una realtà aziendale, quanti per uno studio creativo?
Forse qualcuno starà pensando “Beh, è tutta esperienza”.
“È tutto carisma” dirà qualcun’altro.
Noi di certo concordiamo con entrambi, ma, ammettiamolo, chi non ha mai pensato che il binomio vecchio creativo suona come un ossimoro?
Ci immaginiamo con un certo disagio arrivare alla pensione nei nostri panni e forse anche chi collabora con noi ci considera a scadenza, ma questo ragionamento è frutto di un errore e va detto, soprattutto oggi che siamo ancora giovani, ma abbiamo già vent’anni.
L’errore, come spesso accade, è frutto di un pregiudizio: si immaginano la comunicazione e il design come un mondo modaliolo, troppo veloce, dominato dai trend e dalla pulsione e si finisce per dimenticare la componente analitica, strategica ed epistemologica del vero professionista di settore. Così si arriva ad immaginare un senior come un obsoleto, la creatività con qualcosa di fine a se stesso.
Ora, messa così questa potrebbe sembrare un’apologia di quello che siamo, ma in realtà questo post vuole essere qualcosa di più positivo: è gratitudine verso il tempo che qui, come altrove, è un alleato e non un nemico.
In campo professionale infatti, crescere non significa necessariamente invecchiare e gli anni non possono essere considerati solo sotto il loro aspetto quantitativo, ma devono soprattutto essere valutati sotto quello qualitativo.
Da grandi, si impara a gestire meglio la pressione delle scadenze, a ottimizzare lo slancio creativo, a comprendere di più. E se si capisce questo allora si intuisce che la creatività non diventa meno fertile, ma più produttiva per tutte quelle discipline che implicano l’integrazione di competenze diverse e una buona dose di esperienza del mondo.
I vecchi creativi sono realtà.
Del resto Michelangelo Buonarroti ha scolpito la Pietà Rondanini a 88 anni; Tiziano a quell’età continuava a dipingere; Zygmunt Bauman, uno dei più acuti pensatori di questo tempo, ci ha illuminato con le sue intuizioni fino a oltre novant’anni.
Integrare energia ed esperienza, istinto e ragione, è la chiave per affrontare al meglio la vera sfida creativa.
Con questo pensiero vogliamo sfatare un mito, brindare e guardare avanti.
Così oggi chiudiamo gli occhi, esprimiamo un desiderio e continuiamo a sognare leoni.